La vita cosciente è influenzata da eventi ormai dimenticati.
I ricordi cancellati e l'inconscio condizionano la nostra vita e le
nostre scelte apparentemente più coscienti: ecco perché le ultime ricerche
danno ragione a Freud.
Il
primo a teorizzare, alla fine dell'800, l'esistenza di una parte della mente
che sfugge al nostro controllo
razionale fu Freud: secondo il neurologo austriaco il nostro
comportamento è dovuto a un guazzabuglio di emozioni, pulsioni e motivazioni
legate a tracce lasciate nell'infanzia e diventate non coscienti. Ma buona
parte dei neuroscienziati ha guardato con sospetto le idee di Freud perché non
verificabili con il metodo sperimentale. Oggi però le neuroscienze
stanno dimostrando che
l'inconscio esiste e che Freud aveva ragione. Prendiamo per esempio la
repressione: secondo Freud i
Ricostruzione di Freud e il suo studio di Vienna |
ricordi indesiderati e spiacevoli possono essere
deliberatamente dimenticati. L'anno scorso Michael
Anderson e Collin Green dell'University of Oregon hanno dimostrato che
la repressione esiste, ed è molto frequente. In laboratorio, in condizioni
controllate, hanno "imitato" la repressione dimostrando che se si
cerca deliberatamente di dimenticare alcuni vocaboli, successivamente si ha difficoltà
a ricordarli, anche se qualcuno ci promette denaro. Se poi pensate che la scelta del partner sia
dovuta a fattori contingenti, vi illudete. Anche in questo caso I'inconscio vi
ha giocato uno scherzo. Vi ricordate il complesso di Edipo di Freud? Tutti i
Amigdala e ippocampo memoria emotiva; memoria a lungo termine e spaziale |
bambini, diceva, si innamorano del genitore dell'altro sesso. David Perrett dell'University of St. Andrews, in Scozia, ha
dimostrato che ad attirarci sessualmente da adulti sarebbero proprio i visi che più ci ricordano i nostri
genitori quando li abbiamo conosciuti. Insomma, impareremmo che cosa cercare
in un partner guardando mamma e papà durante l'infanzia. Sono solo alcuni
esempi in cui Freud sembra aver trovato alleati anche al di fuori della
psicanalisi. Ma la stessa psicanalisi ha rivisto profondamente il modo di
intendere l'inconscio. Spiega
Funzioni e cervello in 3D |
Vittorio Lingiardi,
psichiatra e psicanalista che insegna a Roma: «Secondo Freud era un po'
come la "cantina della mente": il magazzino in cui nascondiamo le
cose spiacevoli, che non ci piace ricordare. Oggi, invece, anche per la
psicanalisi è diventato una fucina di pensieri e di emozioni in cui le nostre
esperienze sono rielaborate in continuazione». Un po' come accade con i
ricordi, influenzati in continuazione da emozioni, associazioni affettive e
dalla situazione in cui ci troviamo a ricordare. I più pensano che la memoria
sia una specie di ripostiglio dove possono essere archiviati i ricordi
richiamabili alla coscienza quando serve. In realtà esistono
Funzioni e cervello in 3D altra vista |
particolari tipi
di ricordi, detti "memorie implicite",
di cui non siamo consapevoli, che influenzano fin dalla nascita lo sviluppo
della personalità. Prima della maturazione dell'ippocampo, il cervello registra le abilità
gestuali, le acquisizioni per condiziona-mento (se cadi, ti fai male) e forse
anche nomi e significati degli oggetti soltanto come "abilità non consapevoli". Ma non è
solo un problema di maturazione dell'ippocampo. Nel nostro database inaccessibile
ci sono tutti i "ricordi" di quando non sapevamo ancora parlare e
descrivere emozioni e stati d'animo. Harlene Hayne e
Gabrielle Simcock, psicologhe dell'University of Otago (Nuova Zelanda),
sono convinte che anche se non si
ricordano gli eventi della prima infanzia, essi sono ancora li. Quello
che ci manca è il catalogatore per raggiungerli: il vocabolario. Le
ricercatrici hanno fatto
Sigmund Freud |
giocare alcuni bimbi con uno strumento complesso.
Quando, un anno dopo, li hanno interrogati, i bambini hanno risposto usando il
vocabolario di cui disponevano I'anno prima. «In un anno avevano acquisito un
vocabolario molto più completo, ma non erano in grado di usarlo per descrivere l'esperienza dell'anno
precedente» dice Hayne. Eppure il ricordo dell'esperienza era li: quando ai bambini fu mostrata una
foto del gioco, erano in grado di dimostrare come ci avevano giocato. (Emisfero destro foto antico, emisfero sinistro parola, moderno)
La loro abilità di ricordare era superiore alla loro capacità di parlarne. «II linguaggio funziona come un
sistema di catalogazione per la memoria» dice Hayne.
Funzioni e cervello in 3D altra vista |
«Le esperienze che
precedono la possibilità di catalogarle con il linguaggio spariscono, perché
non hanno indice. II volume è nello scaffale, ma solo il caso lo fa trovare».
Pertanto
buona parte di ciò che
facciamo lo dobbiamo proprio alle memorie implicite. Spiega Alberto Oliverio, direttore dell'Istituto di Psicobiologia
del Cnr: «Quando guidiamo l'auto, andiamo in bici o manipoliamo oggetti,
in realtà usiamo una serie molto complessa di aggiustamenti motori senza
rendercene conto». Anzi, li usiamo così bene proprio perché non ce ne rendiamo
conto: se dovessimo comportarci al volante come alla prima lezione di guida (adesso metto in folle; accendo
il motore; metto la freccia; inserisco la prima e schiaccio I'acceleratore)
il traffíco sarebbe lento e faremmo più incidenti. Abbiamo imparato davvero qualcosa quando dimentichiamo
di conoscerla. Ma I'inconscio agisce ancora più
profondamente. Dice
Oliverio: «A volte estendiamo alcune caratteristiche di una persona che ci è
simpatica o antipatica ad altre. convinti inconsciamente che alcuni tratti
somatici siano tipici della simpatia». Forse è proprio per questo che la prima
impressione, "a pelle", ci influenza più di quelle successive. Per quanto ci riguarda, invece,
amiamo idealizzarci. Se un attore, alla fine di un monologo, viene
fischiato, può dare la colpa alla sua cattiva recitazione o all'ignoranza del
pubblico. La prima ipotesi è razionale ma dolorosa. La seconda, non fa soffrire
ma nega la realtà. Di noi ci piace pensare che siamo buoni, bravi, onesti.
L'inconscio però sa la verità. «La coscienza è una facciata per ingannare gli
altri e noi stessi. La verità è nell'inconscio» dice Robert
Trivers della Rutgers University (Usa). «L'auto-inganno
Funzioni e cervello in 3D; amigadala e relazioni conl'ippocampo |
ha una sua
utilità: se riesci a convincerti che sei il migliore, bluffi meglio. Mentre se
conosci le tue debolezze, le condizioni competitive ti mettono in difficoltà.
Insomma, meglio credere di essere i migliori, anche se non è vero».
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